IL M° Stelvio Sciutto e la Scuola Italiana
Un lungo viaggio ricercando le origini del ju-jutsu
Le radici antiche che affondano nella storia del Ju-Jutsu giapponese, sono state la mia ossessione fin da quando cominciai a praticare Ju-Jutsu in una piccola palestra dei sobborghi di Genova all’età di 14 anni.
Iniziai praticando quello che in Italia viene chiamato “Metodo Bianchi”, ma mentre gli anni passavano e la mia esperienza aumentava, mi accorsi che qualcosa non andava.
Il metodo benché completo, mi appariva come un accorpamento di tecniche scollegate tra loro senza un filo conduttore. Come se fotocopie tratte da libri diversi venissero accorpate in un unico manuale.
Questa mia insoddisfazione mi portò a viaggiare per tutta l’Europa andando di paese in paese, di stage in stage, di maestro in maestro alla ricerca delle origini del “vero” Ju-Jutsu.
Durante i mie viaggi incontrai Robert Clark e la World Ju-Jitsu Federation (WJJF). Mi incuriosì e divenni suo allievo. Per me rappresentava un passo in avanti rispetto alla precedente formazione. Così mi affiliai a quella organizzazione e iniziai un nuovo percorso, crescendo velocemente sia come marzialista che come leader fino a diventare in breve tempo Il responsabile italiano della WJJF.
Passarono alcuni anni e feci “carriera”, ma sentivo in cuor mio che la strada non era quella giusta e che mancava qualcosa: per vent’anni ho ricercato la vera essenza del Ju-Jutsu praticando con passione e umiltà, ma ogni maestro che incontravo, per quanto bravo e appassionato, mi lasciava sempre incompleto come se al mio puzzle mancasse sempre un pezzo. Il pezzo più importante.
Questa mia sete di “Verità” ha continuato a spingermi sempre avanti nella mia ricerca, finché nel 1982 una delegazione di Budo giapponese, patrocinata da Kobe Shimbun (Quotidiano di Kobe), venne in Italia per una serie di dimostrazioni sulla cultura marziale giapponese.
Quello che vidi mi travolse come un treno in corsa e decisi che era arrivato il momento di una nuova sterzata in direzione delle origini di ciò che praticavo. La mia meta si stava finalmente avvicinando.
Durante quelle dimostrazioni, una scuola spiccò sulle altre impressionandomi enormemente: la dimostrazione dell’Hontai Yoshin Ryu mi lasciò senza fiato.
Sentii che dovevo invitare quei due Menkyokaiden (maestri di altissimo livello che fecero la dimostrazione) nella mia palestra per approfondire i principi di quella scuola.
Per mia fortuna accettarono e l’Hontai Yoshin Ryu entrò nella mia vita.
Cominciai ad allenarmi intensamente
Coinvolsi i miei allievi più stretti nei miei allenamenti, studiando i principi e la dottrina dell’Hontai Yoshin Ryu. Quei due Maestri mi insegnarono i rudimenti della scuola e sentii in cuor mio di aver finalmente trovato la (mia) strada “giusta”.
La passione per quello che stavo scoprendo m’incendiò l’anima e le domande a cui rispondere si moltiplicavano nella mia testa, ad ogni allenamento. Era il momento perfetto per attingere direttamente dalla fonte di quella scuola che avevo appena scoperto e recarmi in Giappone.
Così carico di entusiasmo, l’anno seguente (1983) andai in Giappone dove venni accolto con cortesia e mi fu permesso di alloggiare nella casa dell’allora 18° Soke Inoue Tsuyoshi Munetoshi.
Stavo vivendo un sogno. Gli allenamenti erano intensi ed estenuanti e imparai tantissimo sulla cultura giapponese e sui fondamenti della scuola che stavo cominciando ad amare.
Ero talmente voglioso di imparare che il 18° Soke mi invitò a partecipare agli allenamenti mattutini, all’interno del suo Dojo privato … ricordo ancora le levatacce alle cinque del mattino per raggiungerlo in palestra.
Quello fu un viaggio emozionante e ricco di sorprese.
Durante la mia permanenza il 18° Soke (Tsuyoshi Munetoshi) e suo figlio (l’attuale 19° Soke Inoue Kyoichi Munenori) si recarono nei pressi di Osaka per far visita ad uno dei più famosi, rinomati e rispettati maestri dell’epoca: Saburo Minaki — una vera e propria icona nel panorama del Budo Giapponese nonché 17° Soke dell’Hontai Yoshin Ryu — e mi diedero la possibilità di accompagnarli durante il loro viaggio.
Onorato ed emozionato, li seguii a casa dell’anziano Maestro e subito mi resi conto dell’importanza di quel momento: riuniti nella stessa stanza, erano seduti a conversare tre generazioni di Soke (il 17°, il 18° e il futuro 19° Soke) ed io sono stato uno dei pochi (se non l’unico) occidentale essere testimone di quello storico evento.
Quel viaggio in Giappone è stato l’inizio di tutto.
Strinsi forti legami di amicizia e rispetto con la famiglia Inoue e in particolare con il Maestro Kyoichi (l’attuale 19° Soke) che mi accolse come un fratello e mise a mia disposizione tutta la sua grande esperienza, aiutandomi a crescere velocemente sia come praticante sia come insegnante.
Da allora è cominciato un intenso viaggio che dura da 35 anni e che mi ha permesso di portare anche in Italia una delle koryu di ju jutsu più antiche e prestigiose patrocinata dal Nihon Budokan — ente governativo giapponese che tutela la veridicità e il lignaggio storico delle scuole antiche — del quale faccio parte.
Da Gaijin a membro ufficiale del Nihon Budokan
Fui il primo membro occidentale ufficialmente riconosciuto dal Nihon Budokan, e ne sono sempre stato orgoglioso.
Diversi occidentali, oggigiorno, sono riconosciuti come membri attivi del Nihon Budokan, ma all’epoca la cosa fece scalpore perché non era mai successo che uno straniero NON residente in Giappone venisse accettato a fare parte di un ente cosi prestigioso ed elitario.
Il crescente interesse nei confronti delle vere origini del ju jutsu ha portato negli anni a seguire, l’Hontai Yoshin Ryu ad essere riconosciuto come stile tradizionale ufficiale dalla FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali — patrocinata dal CONI). Ringrazio personalmente questa federazione per il supporto e il grande contributo che ha dato alla diffusione di questa antica scuola su tutto il territorio nazionale.
Oggi in Italia ci sono diverse centinaia di studenti che praticano con devozione Hontai Yoshin Ryu seguendo le mie orme, sotto la guida del 19° Soke … e diversi studenti anziani e particolarmente meritevoli sono da lui stati nominati Shoden e Chuden (antichi riconoscimenti di valore e attestazione di fiducia da parte del Soke).
Saranno loro a portare avanti il lavoro che ho iniziato in quel lontano 1982, garantendo continuità e crescita a questa meravigliosa scuola di Ju-Jutsu … così in questa occasione speciale, voglio riconoscerli e ringraziarli uno per uno per il grande lavoro di diffusione che stanno svolgendo.