La Scuola – Koryu Fondata nel 1660    

Hontai Yōshin Ryū

Hontai Yōshin Ryū è una scuola antica (KORYŪ) di Ju Jutsu ufficiale e come tale è membro del Nihon Kobudo Kiokai appartenente al Nihon Budokan. La scuola fu fondata nel 17° Secolo nella regione di Oshu (l'attuale prefettura di Miyagi) nel distretto di Shiroishi (prefettura di Okayama). 

L'attuale quartier generale (SOHONBU DOJO) si trova a Nishinomiya in Giappone, dove INOUE Kyoichi Munenori – la 19° generazione di Soke – vive e insegna. 

Il ramo italiano è guidato da Stelvio Sciutto che portò la scuola in Italia nel 1982. Durante il suo viaggio in Giappone – invitato dal 18° Soke – pronunciò il Giuramento della scuola e al cospetto del Soke INOUE Tsuyoshi Munetoshi promise di proteggere, rispettare e diffondere i principi dell'Hontai Yoshin Ryu in Italia e in Europa. 

I membri più meritevoli del ramo italiano includono Giampaolo Serpau, Alessandro Ormas, Barbara Sciutto, Ivan Serpau, Riccardo Baucia e Luca Sciutto, che da decenni assistono e supportano il M° Sciutto nella sua missione di diffusione della scuola. 


Valori e Filosofia

Mon tradizionale della scuola

Mon tradizionale della scuola

La premessa filosofica dell'Hontai Yōshin Ryū risiede nel suo nome, che include la metafora del salice piangente – che si piega nella tempesta rimanendo saldo sulle proprie radici, senza mai spezzarsi –  incorporata nel nome della scuola dal suo fondatore Takagi Oriemon Shigetoshi (nato nel 1635)

HON (本) = Efficacia (principale, vero, reale) 

TAI (體) = Concretezza (corpo, sostanza, oggettivo, reale)

YO (楊) = Flessibilità (salice piangente)

SHIN (心) = Integrità di Spirito (spirito, cuore, mente)

RYU (流) = Scuola (stile, metodo)

Fondata nel 1660, la scuola è arrivata fino ad oggi con un lignaggio dinastico ininterrotto

Discendenza Soke

Fondatore:
Oriemon Shigetoshi TAKAGI
2° Soke
Umanosuke Shigesada TAKAGI 
3° Soke
Gennoshin Hideshige TAKAGI 
4° Soke
Kihei Shigenobu OHKUNI
5° Soke
Yakuro Nobutoshi OHKUNI 
6° Soke
Tarodaiyu Tadanobu OHKUNI 
7° Soke
Kihei Yoshisada OHKUNI 
8° Soke
Yozaemon Yoshisada NAKAYAMA 
9° Soke
Jinnai Sadahide NAKAYAMA 
10° Soke
Buemon Hidenobu OHKUNI 
11° Soke
Kizaemon Sadatoshi NAKAYAMA
12° Soke
Kamaji Hidetoshi OHKUNI
13° Soke
Ikugoro Hisayoshi YAGI
14° Soke
Takeo Masatsugu ISHYA
15° Soke
Matsutaro Masaharu ISHYA
16° Soke
Happeita Masayoshi KAKUNO
17° Soke
Saburo Masanori MINAKI
18° Soke
Tsuyoshi Munetoshi INOUE
19° Soke
Kyoichi Munenori INOUE

I principi dell'Hontai Yōshin Ryū sono stati   tramandati fedelmente per 19 generazioni di Soke.

Discipline e influenze


Una scuola di Ju Jutsu "diversa"

L'Hontai Yōshin Ryū è una scuola di Jū-Jutsu che - oltre alle tecniche a mani nude – è nota per le sue abilità specifiche nell'uso delle armi come: 

  • Kodaci: uso della spada corta 
  • Bōjutsu: uso del bastone lungo
  • Hanbo: uso del bastone corto
  • Iaido: uso della spada

Infatti, fin dalla sua fondazione l'Hontai Yōshin Ryū ha assorbito influenze da diverse scuole inglobando nel proprio curriculum marziale un ampio set di abilità tecniche. Una significativa influenza all'inizio dello sviluppo della scuola fu apportata da Take (no) Uchi Ryū soprattutto per quanto riguarda le tecniche senza armi.

Anche il KODACHI è sempre stato una parte importante della scuola, infatti le abilita tipiche del Kyochi Ryu Sojutsu e del Muto Ryu Kodachi sono entrate a far parte della scuola fin dall'inizio in quanto studiate e praticate dal fondatore dell'Hontai Yōhin Ryū.

Il Kukishin Ryu è all'origine dell'Hontai Yōshin Ryū Bōjutsu che a sua volta fu influenzato dal Tendo Ryu Naginata, essendo la scuola di naginata studiata da Kihei Shigenobu OHKUNI (4° Soke Hontai Yōshin Ryū). 

Il 4° Soke - Okuni Kihei Shigenobu

In origine fu maestro di Tendo Ryu Naginata Jutsu e un giorno, mentre stava pregando gli spiriti degli antenati, ebbe una visione mistica in cui nove spiriti cattivi (Oni) lo attaccarono senza preavviso.

Durante il combattimento i demoni gli ruppero la sua naginata lasciandogli in mano solo il supporto di legno – una sorta di bastone lungo senza lama.

Kihei, con il pezzo rimasto riuscì a battere i demoni, uccidendo tutti e nove gli spiriti cattivi e restando miracolosamente illeso.

Da quella visione spirituale, Kihei sviluppò le tecniche di bojutsu (bastone lungo) che chiamò Kukishin Ryu Bojutsu.


Il Ju-Jutsu

La "Dolce Arte"

Con il termine "Ju" si indica morbidezza, arrendevolezza o gentilezza e questo può creare un'idea fuorviante. 

Certamente le tecniche sono basate sul principi flessibilità e morbidezza per ridirezionare e contrastare la forza dell'avversario, ma questo non significa che siano "arrendevoli" o "gentili". Gentilezza e forza vanno di pari passo come due complementi naturali creando la base del JUJUTSU: morbido e duro, Ying e Yang (in giapponese In e Yo).  

Nonostante inizialmente la morbidezza è un ottimo modo per ridirezionare l'attacco dell'avversario, questa è solitamente seguita da un'appropriata applicazione di forza nella fase finale, per sopraffare l'oppositore 

Il prerequisito necessario per usare la forza in modo corretto, è la totale rilassatezza del copro per muoversi velocemente e concentrare l'uso della forza solo nel momento dell'impatto – o in quelle parti della tecnica in cui sia necessaria.

Quando si pratica quindi, l'enfasi sull'essere rilassati è importante non perché la forza sia sbagliata, ma perché un suo uso improprio limiterà le abilita di eseguire la tecnica creando tensioni (spalle contratte, ginocchia rigide, muscoli tesi), limitando ampiezza e velocità del movimento.

Benché in molti dicano che la filosofia del JU JUTSU arrivi primariamente dal taoismo cinese, dobbiamo sottolineare l'importanza della selezione naturale operata sulle tecniche che ci sono pervenute, che vennero provate e testate per la loro efficacia in periodi cruenti in cui era ancora possibile combattere realmente.  

Principi di base

Le tecniche dell'Hontai Yōsin Ryū sono basate sui principi del JU JUTSU ROPPO – ossia i 6 principi chiave su cui sono costruite le tecniche di Ju Jutsu: GYAKU (逆), NAGE (投), ATE (当), SHIME (締), TORITSUKE (捕付), KATSU (活) - Vediamoli singolarmente:

1- GYAKU (逆)- Bloccare (articolazioni e giunture) con movimenti contrari

Gyaku, o "chiusure articolari", è una delle caratteristiche delle scuole di ju jutsu. Nel giapponese parlato, gyaku significa "opposto" e nel budo si riferisce manipolazione delle articolazioni in direzione opposta al loro normale range di movimento. 

È necessaria una certa nozione di anatomia per comprendere la linea sulla quale la forza può essere applicata in modo ottimale su un'articolazione. 

Non è una coincidenza infatti che in passato molti insegnanti di ju jutsu abbiano scelto di diventare chiropratici o osteopati nella loro vita professionale. Questo è anche il caso dell'Hontai Yoshin-ryu, in cui diversi maestri di alto livello erano soliti essere esperti di ossa (come ad es. Suburo Minaki - 17° Soke. Leggi la storia della Scuola>>).


2- NAGE (投) - "lancio" dell'avversario 

nage, nella mente della maggior parte delle persone è associato al termine "proiezione", ma è fuorviante. Probabilmente a causa dell'enfasi posta sulle proiezioni del judo – derivato dal ju jutsu – questo termine (proiezione) è spesso associato al caricamento dell'avversario per poi essere scaricato a terra. Ciò porta talvolta a dei fraintendimenti di natura tecnica.  

Sebbene tecniche di lancio o (nage waza) siano frequentemente usate nell'Hontai Yoshin-ryu, non includono mai il caricamento dell'avversario, ma l'uso dinamico dello squilibrio associato al corretto tempismo molto spesso in combinazione a chiusure articolari (gyaku) o colpi al copro (ate waza). 


3- ATE (当) - colpire, percuotere

ATE – (colpo al corpo). Sebbene l'atemi (che colpisce il corpo dell'avversario) possa essere usato per causare danni, può anche essere un modo per rompere l'equilibrio – Ate kuzushi –  oppure per attaccare i punti vitali dell'avversario (kyusho). Ciò è molto più efficace di un semplice colpo occasionale verso un bersaglio non specifico. 

Tuttavia gli Ate waza – le tecniche per colpire – non sono sempre presenti nel kata. Spesso fanno parte delle tecniche nascoste (ura waza) che non sono accessibili a chi conosce il kata solo superficialmente (o che lo pratica per imitazione). 

L'omissione degli ate waza nei kata, oltre che ad avere un ruolo strategico (vale a dire non condividere tutti i segreti della scuola con gli estranei), ha anche una ragione didattica. 

Limitando l'uso degli atemi, infatti, si spinge lo studente a non fidarsi troppo degli squilibri (kuzushi) accentuati dai colpi. Così, eseguendo il kata nella sua forma più pura, è obbligato a ricercare più attentamente le vere linee di squilibrio, diventando più abile.


4- SHIME (締) - soffocare, strangolare

Shime - (o soffocamento) consiste nella compressione delle vie aeree superiori e/o nella compressione dei principali vasi sanguigni che giungono alla testa. 

Queste tecniche non vengono insegnate pubblicamente in quanto possono essere pericolose e richiedono un certo grado di maturità tecnica e intellettuale. Anche in allenamento, l'uso inappropriato della forza può portare alla perdita di coscienza o addirittura alla morte. 

Inoltre, lo Shime è una parte importante della trasmissione tradizionale (den ) dell'Hontai Yoshin-ryu e non può essere divulgato  o mostrato pubblicamente al di fuori del circolo privato dei Densho nominati dai Soke della scuola.


5- TORITSUKE (捕付) - catturare, immobilizzare, legare

TORITSUKE - o catturare il nemico – consiste nel rendere l'avversario inerme e impossibilitato al movimento. Comprende tecniche di rovesciamento, immobilizzazione, e legatura dell'avversario. Anche la maggior parte di questi insegnamenti fanno parte della trasmissione Den, anche se alcune basi sono incluse e insegnate nei kata della scuola.   


5- KATSU (活) - rianimare

katsu - (o rianimazione). Consiste in tecniche di rianimazione e rinvenimento. Tradizionalmente erano insegnate per rianimare i praticanti che erano soliti svenire durante gli allenamenti di Shime. Anche anch'esso parte degli insegnamenti tradizionali (den). 

I Kata Tradizionali

I principi appena descritti vengono studiati con l'esecuzione dei KATA (形), che sono situazioni prefissate in cui l'allievo impara la corretta gestione della tecnica, delle distanze e del tempismo. Vengono eseguiti da due persone secondo uno schema di attacchi prefissati con cui Uke (colui che riceve la tecnica) attacca Tori (colui che esegue la tecnica). 

Oltre che a rappresentare la memoria storica della scuola, i KATA sono un'importante strumento di trasmissione e insegnamento per gli allievi che imparano ad applicarne i principi in un "ambiente sicuro" e protetto, limitando al massimo ingiurie, danni e lesioni.

Nell'ambito delle Koryu (古流) infatti, le tecniche trasmesse nei secoli sono il risultato di una "selezione naturale" che hanno superato i campi di battaglia, e quindi, nel Curriculum marziale della scuola è rimasto solo quello che ha funzionato mentre è stato scartato prontamente tutto quello che è risulto essere inefficace. 

Le tecniche (o i principi) così ottenuti, sono stati raccolti nei KATA per essere ricordati, perfezionati e tramandati alle generazioni future. Dati i presupposti combattivi dell'ambiente in cui sono nati, l'unica alternativa all'apprendimento tramite i Kata, sarebbe un vero e proprio scontro. Cosa poco pratica ai giorni nostri (*).

[(*) Nel budo moderno le cose sono piuttosto differenti in quanto sono state introdotte molte regole e limitazioni per evitare danni e ingiurie, permettendo un confronto amichevole, come il Randori nel Judo o il Ju-Kumite nel Karate]   

Questa natura combattiva delle tecniche è stata incorporata nei Kata e questo aspetto deve sempre essere tenuto in mente durante lo studio, altrimenti si rischia di stereotipare e snaturare le tecniche facendole diventare un balletto sincronizzato senza nessun senso. 

In un secondo momento, con l'avanzare delle competenze tecniche – e solo dopo aver imparato perfettamente le basi dei kata – Uke può progressivamente aumentare la veridicità degli attacchi, diminuire la sua neutralità di atteggiamento, arrivando a contrastare attivamente Tori.

In questo modo lo studio si sposta sempre più verso l'applicazione reale della tecnica di Kata che dovrà essere arrangiata e adattata a seconda dell'imprevedibilità della reazione di Uke.

Questo genere di allenamento, però, è riservato solo agli studenti più avanzati che abbiano già maturato una certa maturità sia tecnica che intellettuale, per evitare lesioni e ridurre al minimo la possibilità di incidenti pericolosi durante l'allenamento. (Vedi i Corsi Avanzati del M° Sciutto >>).


Curriculum Marziale

- Hontai Yoshin Ryu -

Prima di addentrarci nel cuore dell'argomento è doverosa una premessa per capire la reale portata tecnica dei kata. Senza questa premessa, qualche malpensante di poca profondità colturale (o sprovveduto), potrebbe interpretare come pure forme poco pratiche o slegate dalla realtà della strada.

Cosa molto lontana dalla verità ... 

Le generazioni dei Soke che si sono succedute nel corso dei secoli, sono passate attraverso molti scontri, battaglie, e guerre allenando e sviluppato le proprie sequenze tecniche attraverso una miriade di situazioni differenti.

Questo li ha portati a inscrivere in ogni kata – anche il più basico – molti significati differenti, ampliandoli sempre di più con tutte le cose imparate durante gli scontri.

Il Risultato di ciò è una profonda e complessa stratificazione di significati differenti all'interno dei kata, che porta con se un enorme e variegato contenuto tecnico intriso nel tessuto stesso dei kata.

Detto in soldoni, ogni tecnica, di ogni kata contiene – nascoste al suo interno – moltissime varianti, , strategie, movimenti, applicazioni, Ate Waza e Kyusho che vengono omessi nella forma base.

Infatti quando si parla di kata, ci si rifà al concetto di TATEMAE (建て前) o OMOTE (表) che si riferiscono solo alla facciata esteriore del vero significato della tecnica. In contrapposizione a questi due concetti, troviamo HONNE (本音) – realistico, veritiero – e URA (裏) – rovesciato, posteriore, nascosto – che rappresentano il vero significato della tecnica al quale si giunge solo dopo diversi anni di studio personale del kata.

Questa è il modo in cui i kata sono stati concepiti per due ragioni: 

  1. mantenere e preservare la segretezza dei "veri" insegnamenti – evitando che andassero in mano a clan rivali o potessero essere intesi da altre scuole nemiche
  2. dare la possibilità ai nuovi adepti di imparare i principi della scuola senza venire sopraffatti da troppi dettagli tecnici, dando loro un progressione graduale nel apprendimento e nella comprensione dei kata.

Questo processo di formazione e insegnamento, idealmente richiede diversi anni di pratica costante e serviva per scoraggiare potenziali spie di altre scuole che avrebbero avuto interesse a intrufolarsi tra i veri allievi.

Lo stesso maestro raramente elargiva spiegazioni esplicite o approfondite dei principi, al contrario si limitava solo a dimostrare la tecnica attendendo pazientemente che qualcuno arrivasse da solo alla quadratura del cerchio. 

Secondo la tradizione giapponese, infatti, comprendere ed elaborare per giungere al vero significato (honne – ura) era considerato compito dello studente, il quale – con la sua tenacia e determinazione – dimostrava fedeltà, rispetto e devozione alla scuola.

Una specie di selezione naturale, superata solo dai più meritevoli e intraprendenti. Questa è la via del Budo tradizionale. ​​​​​ 

TOSHU-kata

Volendo dare una struttura più leggile e fruibile al curriculum marziale della scuola, dividiamo i Kata a mani nude dai Kata armati in due macro categorie: 

– TOSHU Kata (徒手形) – Kata a mani nude

– EMONO Kata (得物形) – Kata armati (Bo, Hanbo, Kodachi, Iaito)

Appartengono ai Toshu-kata i 3 kata base:

  1. GYAKU no kata (逆の形) - il kata dei movimenti contrari e chiusure articolari 
  2. NEGE no kata (投の形) - il kata del "lancio" dell'avversario
  3. OKU no kata (奥の形) - il kata dell'inerno

Questi kata hanno una sequenza di attacchi prefissati sempre uguali - dette KOOKEGI (攻撃) - che comprendono un set di 10 attacchi diversi per simulare tutte (o la stragrande maggioranza) di situazioni possibili. È ovvio che tutte le sfumature, varianti o casualità non codificate rientrano all'interno dell'applicazione pratica della tecnica specifica.

Per intenderci, le tecniche di kata da presa posteriore (prese da dietro) possono essere adattate a tutte le sfumature di attacco: sopra le braccia, sotto le braccia, con mani dietro la nuca ecc... Stessa cosa per i pugni: diretto, circolare, monntante ecc... e così via per tutte le altre.

Sequenza di attacco dei kata base:

  1. KOTE (小手) Presa di polso
  2. RYŌ GOTE (小手) - Doppia presa di polso
  3. KEKOMI (蹴込み) - Calcio frontale a sfondamento 
  4. KATA ERI (方襟) - Presa di bavero con una mano
  5. RYOO ERI (両襟) - Doppia presa di bavero
  6. HAIGO (背後) - Presa da dietro
  7. MEN TSUKI (面突) - Pugno diretto al viso
  8. MEN UCHI (面打) - Pugno dall'alto al viso (tipo bastonata dall'alto)
  9. KOBUSHI ATE (拳当) - Pugno diretto al plesso solare (a sfondamento)
  10. NUKI UCHI (抜打) - Fendente laterale al viso con mano a taglio

GYAKU no kata

È il primo kata ad essere insegnato nella scuola e, in un primo momento, viene eseguito in modo molto basico per permettere al novizio di concentrarsi sulla "vera" linea o direzione del proprio movimento.

Il kata consiste in 10 tecniche difensive che mirano a prendere il controllo dell'avversario con l'ausilio di leve e chiusure articolari ottenute manipolando le articolazioni di Uke con forze in opposizione al loro normale range di movimento. 

NAGE no kata

Insegnato dopo GYAKU, consiste in 10 tecniche in cui l'avversario viene scagliato a terra e controllato con leve articolari (gyaku) o colpito con tecniche di percussione (ate waza) 

Oku no kata

È detto il kata dell'interno – o dei movimenti interni – ma per estensione potremmo anche attribuirgli il significato di "più profondo", nel senso che racchiude al suo interno significati che approfondiscono il lavoro fatto in precedenza con Gyaku e Nage.

Infatti, benché venga considerato ancora un kata base, dovrebbe essere studiato solo dopo che i due kata precedenti siano ben assimilati e compresi.

Le sue 10 tecniche sono una combinazione di cinque dei 6 principi base (*) tipici del JuJutsu della nostra Scuola noti come Jujutsu Roppo (柔術六法) – gyaku, nage, ate, shime, toritsuke, katsu. (*) <vedi precedentemente: "Principi di base" 

L'esecuzione corretta di Oku no Kata richiede già un alto livello di preparazione tecnica e specialmente una buona padronanza del taisabaki – movimento del corpo in armonia con il giusto tempismo. 

Kata Base


Gyaku no kata

  1. Ura Gote  
  2. Kuguri Gyaku 
  3. Kekomi Gyaku
  4. Hon Gime
  5. Ninai Gyaku
  6. Tasuki Gyaku
  7. Mae Hiji
  8. Hiji Otoshi
  9. Kote Gaeshi
  10. Ori Komi 

Nage no kata

  1. Kuguri Nage 
  2. Hora Otoshi 
  3. Sukui Nage 
  4. Kasumi Nage 
  5. Atemi Nage 
  6. Seoi Nage
  7. Konoha Otoshi 
  8. Irimi Nage 
  9. Hora Nage 
  10. Mawashi Nage

Oku no kata

  1. Kote Otoshi 
  2. Juji Gyakuù
  3. Ke Otoshi
  4. Ura Gime
  5. Tataki Komi
  6. Tai Otoshi
  7. Kote Ori
  8. Hiji Gime 
  9. Inazuma Otoshi 
  10. Mawashi Otoshi

Fanno paerte dei Toshu-kata anche i 3 kata avanzati le cui combinazioni di attacco differiscono dai tre kata base (e ci sarà modo di approfondire quest'aspetto durante i Corsi Avanzati del M° Sciutto  <<Clicca per i DETTAGLI>>):

  1. TANTO Dori (短刀捕) - difesa da attacco di coltello 
  2. TACHI Dori (太刀捕) - difesa da attacchi di spada
  3. OMOTE no kata (表の形) - il kata più antico (e impegnativo) della scuola 

TANTO Dori

Prende il nome dal pugnale giapponese chiamato "Tanto" (短刀) . Sono una serie di 10 tecniche in cui Tori si difende dagli attacchi di uke: 7 attacchi frontali diretti al busto e 3 dall'alto verso il cuore. 

TACHI Dori 

Il Kata è composto da 5 tecniche di difesa contro vari attacchi di spada – attacco dall'alto, di punta e in estrazione– e prende il suo nome dalla spada con cui Uke attacca tori – il Tachi appunto.

Comunemente ci si riferisce alla spada giapponese con il termine Katana (termine che entra in uso solo dopo l'inizio del periodo Edo). Precedentemente era chiamata Tachi, veniva indossata "al contrario" – con il filo verso il basso – e legata con delle "corde" alla cintura del guerriero (assetto tipico dei guerrieri a cavallo anche dopo l'epoca Edo).

Benché la nostra scuola sia nata nel periodo Edo, i principi di questo Kata affondano le proprie radici in un passato più antico, così per evocarne le origini è stato mantenuto il nome Tachi. 

OMOTE no Kata  

Questo è il Kata più antico presente nel curriculum della scuola e racchiude in sé tutti i principi su cui sono stati poi costruiti Gyaku, Nage e Oku no kata. 

È estremamente impegnativo e complesso e nasconde al suo interno una ampissima e profonda stratificazione di significati non facilmente leggibile ad una primo studio. Qui i concetti di Honne e Ura hanno una preso una cruciale rilevanza tecnica che va compresa, sviscerata e studiata attentamente nei dettagli più piccoli.   

È un kata molto avanzato che richiede un profonda comprensione dei principi della scuola e richiede un eccellente abilità di movimento (TAI SABAKI 体捌き), altrimenti si può allenare solo nella sua forma più basica e superficiale (TATEMAE e OMOTE, per l'appunto). . 

Kata Avanzati


tanto Dori

  1. Hiki Otoshi
  2. Kekomi
  3. Kote Gaeshi
  4. Kuguri Nage
  5. Kuguri Otoshi
  6. Shin No Ate
  7. Hora Nage
  8. Hiji Gime Otoshi
  9. Ranpu Otoshi
  10. Zanshin

Tachi dori

  1. Hiken
  2. Kokuu
  3. Kime Gaeshi
  4. Hien
  5. Ichimonji 

omote no kata

  1. Kasumi Dori
  2. Hora Gome
  3. Karami Dori
  4. Kyotö
  5. Kata Munadori
  6. Ryö Munadori 
  7. Oi Kakedori
  8. Kaigo Kudaki
  9. Iki Chigai 
  10. Yü Gyaku
  11. Ranshö
  12. Kobushi Nagashi 
  13. Hiza Guruma

EMONO-kata

Con EMONO Kata (得物形) indichiamo i kata armati. Fanno parte di questa categoria i kata di:

  • Kodachi (小太刀) - utilizzo della spada corta,
  • Bōjutsu (棒 術) – arte del bastone
  • Iaijutsu (居合術) - arte della spada. 

Lo studio di questi kata, porta con sé una maggiore comprensione, uso e gestione delle distanze tra tori e uke. Il concetto strategico di gestione dello spazio – MA(間) – è qui ancor più importante perché le distanze (e il loro uso strategico) cambiano a seconda della situazione e dell'arma usata.

Praticando gli EMONO-kata è di focale importanza il corretto sviluppo di MA-AI (間あい) – letteralmente colmare la distanza – che è possibile solo tramite un'eccellente uso del corpo e dei propri movimenti (TAI SABAKI).  

Kodachi

Il KODACHI – o spada corta – è sempre stato una parte importante della scuola fin dalla sua fondazione. Lo stesso Oriemon Takagi – il fondatore –  studiava e praticava il Kyochi Ryu Sojutsu e il Muto Ryu Kodachi, scuole dalle quali l'Hontai Yōhin Ryū ha assorbito le abilità tipiche di questa arma.

Nell'Hontai Yoshin Ryu si studia il Kodachi in opposizione ad un avversario con la spada lunga.

I kata esistenti sono 3: 

  1. OMOTE no kata (表の形) – versione base dei movimenti
  2. URA no kata (裏の形) - variazione da Omote in cui il kodachi viene usato per colpire invece che tagliare 
  3. HASHIRI GAKARI no kata (走り掛りの形) – versione avanzata in cui ci si corre incontro

OMOTE  no kata

È la versione base dei movimenti del kata. 

È importante non farsi confondere dalla definizione "versione base" associandola al concetto di "più facile". Infatti, benché i movimenti del kata siano effettivamente semplici da compiere, non sono affatto facili da eseguire correttamente.

Le lezioni più importanti che il kata vuole insegnare non riguardano il gesto tecnico di per sé, ma al contrario riguardano il tempo, la distanza, la strategia e la forza dell'intenzione che ogni buon samurai deve sviluppare per sopravvivere in battaglia.

Se si sbagliasse nell'usare anche solo uno di questi fattori chiave, l'avversario avrebbe la meglio e – se fossimo nella realtà medioevale – saremmo destinati a morte certa. 

URA no kata 

Questo kata rappresenta un difficolta ulteriore. È molto simile a omote, ma con una variante, il kodachi non viene usato per tagliare ma per solo colpire l'avversario, immaginando di salvargli la vita. È necessario sviluppare un buon "gioco di mano" – oltre a tutte le abilità di omote – per poter gestire correttamente l'arma, mentre ci si muove eseguendo le tecniche. 

Questo kata, rievoca la situazione storica in cui – durante un duello – viene data una chance all'avversario più debole di ritirarsi incolume.

Storicamente infatti, quando uno dei due sfidanti era oggettivamente più abile, esperto e capace dell'altro, tendeva a risparmiare la vita al suo avversario, perdonandogli l'inconsapevole ingenuità. Colpendo invece di tagliare, Ura no kata simboleggia proprio quel tipo di situazioni.

HASHIRI GAKARI no kata

In questa versione del kata, i due combattenti si corrono in contro per scontrarsi in duello. Oltre all'aumentata difficolta rappresentata dalla corsa, i due praticanti partono con le spade infoderate.  

Le tecniche sono simili a omote, ma cambia completamente la gestione della distanza, il tempo di estrazione e la strategia necessaria per avere la meglio sull'avversario. Questo kata è decisamente uno dei più difficili da comprendere appieno perché le implicazioni nascoste al suo interno sono moltissime e talvolta sfuggenti.  

Kata 


Omote no kata

  1. Uen
  2. saen
  3. irimi
  4. hien
  5. ichimonji

Ura no kata

  1. Uen
  2. saen
  3. irimi
  4. hien
  5. ichimonji

走り掛り

Hashiri Gakari no Kata

  1. Uen
  2. saen
  3. irimi
  4. hien
  5. ichimonji
Non è un errore, i tre kata hanno la stessa nomenclatura. Cambiano però alcuni fattori all'interno delle tecniche.

BōJutsu

L'arte del combattimento con il bastone, in particolare il bastone lungo – CHO BŌ (長棒) – è entrata a far parte dell'Hontai Yoshin Ryu a partire dalla Quarta generazione di Soke – SOKE Okuni Kihei Shigenobu –  che integrò le tecniche di Kukishin-ryu da lui sviluppate nel curriculum della scuola e da allora hanno continuato a perfezionarsi in modo esclusivo in seno alla nostra scuola diventando l'Hontai Yoshin Ryu Bōjustu.

Nell'Hontai Yoshin Ryu studiamo l'uso di due tipi di bastoni: 

  1. Bastone lungo – CHO Bō (長棒) anche detto ROKU SHAKU BŌ – letteralmente: bastone di 6 shaku che era un'unità di misura giapponese ora in disuso (1 shaku= 10/33 di metro; circa 30.33 cm). Il Cho Bō misura infatti 182 cm (6x30,33).
  2. Bastone Corto – Hanbō (半棒) – letteralmente: mezzo Bō, ossia 91 cm. Oggigiorno, data anche la diversa statura degli europei rispetto ai giapponesi del 1600, è abbastanza comune usare un Hanbō di circa un metro.

Nonostante entrambi facciano parte della stessa "categoria" di armi (entrambi bastoni) il loro utilizzo richiede un set di abilità completamente differenti.

CHO Bō

Una delle peculiarità caratteristiche dello stile di ChoBō della nostra scuola è lo scivolamento delle mani su per tutta la lunghezza del bastone. Un abile TE SABAKI (手捌き) – o controllo delle mani – sul bastone è un'abilità fondamentale per la corretta esecuzione e lo studio del kata.

Il currilum comprende:

  • 10 variazioni di KAMAE (構え) o posture di "guardia",
  • 8 Kihon (基本) o tecniche base,
  • 12 combinazioni di Bō Awase (合わせ),  
  • 10 tecniche di Cho Bō Kumidachi (長棒組太刀).

La complessità pratica dell'uso del bastone, impone all'allievo di progredire nello studio con l'esatto ordine appena descritto. Questo permette una graduale comprensione ed assorbimento della corretta dinamica di movimento limitando al massimo i vizi di forma (che nella realtà del 1600 avrebbero portato certamente alla morte durante il combattimento). 

Oggi, rispettare questo ordine di studio garantisce risultati migliori, più rapidi e precisi, limitando al massimo gli incidenti – anche gravi – che si possono verificare durante un allenamento serrato.

Dopo aver memorizzato le posizioni (statiche) di base, si passa all'apprendimento dinamico delle tecniche che vengono imparate con una ripetizione pedissequa dei Kihon (基本) – movimenti base senza avversario – che forza l'allievo ad assorbire le giuste sequenze di movimenti perfezionando il gesto tecnico.

Si passa poi all'aplicazione di quelle tecniche contro un avversario che ha l'unico scopo dare un riferimento spaziale. Così facendo si impara a gestire la distanza e l'ampiezza del colpo.

L'ultimo passo è allenare il kata che è composto da 10 tecniche di bastone contro attacchi di spada. Non è possibile passare direttamente allo studio dei kata senza prima padroneggiare perfettamente le tecniche di Kihon, altrimenti – oltre ad apparire goffi e sgraziati – si rischia certamente di procurarsi qualche grave contusione durante l'allenamento.   

Cho Bō


構え

KAMAE

  1. Kowaki
  2. Seigan 

  3. Nito
  4. Fudo
  5. Sage Bo
  6. Ipponsugi
  7. 
Kasa
  8. 
Funa Bari
  9. Shiba Moguri
  10. Zanshin

基本

KIHON

  1. Uchi Komi
  2. Harai
  3. Sukui
  4. Tsuki Ue
  5. Tsuki Shita
  6. Nagi Sune Uchi
  7. Nagi Age
  8. Furibo

合わせ

AWASE

  1. Uchi Komi
  2. Harai
  3. Sukui
  4. Tsuki Ue
  5. Tsuki Shita
  6. Nagi: Sune Uchi
  7. Nagi: Nagi Age
  8. Mawashi Uchi
  9. Mawashi: Sukui Tsuki
  10. Funabari
  11. Funabari Renzoku
  12. Tsuke Iri

組太刀

KUMIDACHI

  1. Ipponsugi
  2. Shibamoguri
  3. Tachimogi
  4. Kasa No Uchi
  5. Hazushi
  6. Kokuu
  7. Taki Otoshi
  8. Funabari
  9. Nagi Ranpuu
  10. Tsuke Iri

Hanbō 

Benché risenta delle influenze del Kukishin-ryu, l'uso del Hanbō nell'Hontai Yoshi Ryu è un chiaro esempio di come abilita diverse possano essere combinate per creare qualcosa di veramente efficace. Hanbō combina tre set di abilità diverse derivanti da altrettante sfaccettature del curriculum della scuola. 

  1. controllo del movimento delle mani  – TE SABAKI (手捌き) – derivante dal Cho Bō
  2. controllo del movimento dei piedi – ASHI SABAKI (足捌き) – derivante dal Kodachi
  3. controllo tattico della situazione tipico del Jujutsu 

Padroneggiare quest'arma è possiblile solo dopo una buona conoscenza di ChoBo, Kodachi e Jujutsu e, nel contempo è necessario aver compreso a pieno i 6 principi fondamentali di Jujutsu Roppo (gyaku, nage, ate, torisuke, shime, katsu).

Un buon esempio di questo è ad esempio Hanbō Oku – un kata avanzato – che combina 5 dei 6 principi di jujutsu roppo. 

Come nel ChoBō, anche Hanbō ha nel suo bagaglio tecnico/culturale posizioni e tecniche base, e kata formali. Il Corriculum comprende: 

  • 5 variazioni di KAMAE (長棒構え) o posture di "guardia",
  • 7 KIHON (基本) o tecniche base,
  • 3 Kata di 5 tecniche ognuno (Omote, Ura, Oku)

Hanbō 


構え

KAMAE

  1. Seigan
  2. Gedan
  3. Tate Bo
  4. Hira Ichimonji
  5. Yoko Ichimonji

基本

KIHON

  1. Uchi Komi
  2. Hangaeshi
  3. Sukui
  4. Harai
  5. Tsuki
  6. Mawashi Uchi
  7. Maki Otoshi
  8. Furibo

Kata 


構え

omote

  1. Seigan
  2. Gedan
  3. Tate Bo
  4. Hira Ichimonji
  5. Yoko Ichimonji

基本

URA

  1. Nukitome
  2. Hajiki
  3. Migi Makiotoshi
  4. Hidari Makiotoshi
  5. Momiji Midare

oku

  1. Unryu
  2. Koho
  3. Yooryuu
  4. Suigetsu
  5. Hichuu

IaiJutsu

L'arte dell'estrazione della spada con le sue tecniche è un componete integrante di molte scuole marziali. Lo stesso vale per l'Hontai Yoshin Ryu che ha reintegrato l'insegnamento formale del uso della spada nel proprio curriculum, con il 18° Soke INOUE Tsuyoshi Munetoshi.

L'arte di sguainare la katana è nota anche con il nome di IAIDO (居合道) , termine che divenne famoso all'inizio del 20° secolo quando le scuole di spada vollero incorporare nel loro nome, anche la componente filosofica e culturale inerente al Budō. 

La routine d'allenamento nell'Hontai Yoshin Ryu inizia sempre dal Kihon – o movimenti base – per dar modo all'allievo di correggere eventuali vizi di forma della propria tecnica, prima di avviarsi allo studio dei kata. 

I kihon sono 9 in totale e comprendono la maggior parte delle tipologie di tagli, affondi e parate. Ogni Kihon termina con CHIBURI e NOTŌ

Nei kata di Iaijutsu, si parte sempre con uno stato di attenzione soffusa in cui l'occhio non guarda un punto in particolare ma coglie l'interezza della situazione difronte a tori – detto ENZAN NO METSUKE (un po' come se si guardasse una montagna in lontananza) – carpendo tramite la vista periferica dell'occhio, tutto l'ambiente circostante in un sol colpo.

Poi, procedendo con l'esecuzione della tecnica, l'attenzione si fa via via più precisa e puntuale terminando con uno Zanshin attento. Tipicamente infatti, i Kata sono strutturati in fasi precise attraverso le quali si passa per eseguire la tecnica:

  • KOKYU (): lungo respiro addominale al termine del quale inizia l'azione del katà.
  • NUKITSUKE (): taglio in estrazione della spada
  • KIRITSUKE (): il taglio vero e proprio
  • ZANSHIN (): mantenere l'attenzione con la vista periferica sull'ambiente circostante, senza distogliere lo sguardo dall'avversario a terra che potrebbe non essere ancora morto. Mantenere alta la prontezza di reazione in caso di riattacco
  • CHIBURI (): Pulire il sangue dalla lama
  • NOTO (): rinfodero della spada

Esistono 2 tipologie di tecniche nel Iaijutsu:

  1. I-WAZA (居業) – tecniche in ginocchio - che comprende 4 Kata
  2. TACHI-WAZA (立業) - tecniche in piedi - che comprende 3 Kata

Iaijutsu


KIHON


1. Karatakewari

Spacca legna

2. Kasumigiri

Fendere la nebbia, foschia, oscurità

3. Makkogeri

Spaccare l'elmo

4. Kesagiri

Tagliare lungo la casacca (diagonale)

5. Suigetsu Harai Tsuki 

bagnare la luna, bandire (la spada), affondare (la lama) 

6. Iwatsubame

nido di rondine 

7. Namikaeshi

infrangere l'onda, creare risacca

8. Menwari

spaccare o dividere la maschera (testa,faccia)

9. Awasegeri

unire i tagli 

I nomi – e le relative traduzioni – sono di carattere evocativo più che descrittivo: tendono ad evocare un'immagine che richiama il movimento tecnico


I-WAKA


Omote no waza

  1. ichimonji
  2. uen
  3. saen
  4. ura kage

ura no waza

  1. hien
  2. ryuen
  3. inazuma
  4. murasame

IN no waza

  1. omote denko
  2. ura denko
  3. kasumi
  4. tsuke iri

 no waza

  1. unryu
  2. matsukaze
  3. samidare
  4. tatsumaki

Tachi-Waza


Omote no waza

  1. kote giri
  2. nuki gote
  3. kote kage
  4. kote uchi
  5. kote wari

ura no waza

  1. Hidari sodekage
  2. Migi Sodekage
  3. hidari yamiuchi
  4. migi yamiuchi
  5. kibisugaeshi
  6. fudo

oku no waza

  1. hosomichi
  2. renko
  3. sekka gaeshi
  4. konoha gaeshi
  5. yama biko
  6. rampuu
  7. fubuki

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